Ma se dicessimo che, a ben vedere, traduzione è interpretazione? E che interpretazione è traduzione?
Partendo dall’idea di comunicazione come interiorizzazione di segni e di sistemi di segni appartenenti ad un preciso ambiente culturale, possiamo senz’altro affermare che traduzione è comunicazione, e che comunicazione è traduzione: comunichiamo con parole, gesti, segni e simboli, e attraverso mezzi, sistemi e canali. E traduciamo parole, gesti, segni e simboli, attraverso mezzi, sistemi e canali.
Ma c’è di più. Abbiamo finora parlato di traduzione ed interpretazione come attività distinte, che richiedono conoscenze, competenze e abilità differenti. Ma se dicessimo che, a ben vedere, traduzione è interpretazione? E che interpretazione è traduzione?
Se provassimo a consultare, su un dizionario di lingua italiana, le voci traduzione e interpretazione, traduttore e interprete, tradurre e interpretare, troveremmo interessanti spunti di riflessione.
In Devoto-Oli, Vocabolario della lingua italiana (Le Monnier, 2018) troviamo che tradurre significa “trasferire, volgere un testo, una frase o una parola in una lingua diversa dall’originale”; si può tradurre all’impronta, alla lettera, a senso. Il traduttore è definito invece come “l’esecutore di una traduzione”, e la traduzione come il “trasferimento di un testo in una lingua diversa dalla originale”.
Interessanti sono poi le definizioni che il dizionario propone a proposito di interpretare, interpretazione, interprete. Interpretare equivale a “tradurre in termini intellegibili l’essenza di un testo oscuro o simbolico”, ma anche “attribuire un significato, spiegare”, o ancora “farsi interprete, portavoce dei sentimenti o delle idee di altri”. Interpretazione equivale a “traduzione in termini valevoli sul piano conoscitivo e pratico”, talvolta “traduzione da una in altra lingua”. Infine, per quanto riguarda interprete, questa parola viene definita “persona che si assume la traduzione, di un fatto o di un documento in termini valevoli sul piano conoscitivo o pratico”. Ecco, sulla base delle considerazioni fin qui fatte, possiamo senz’altro affermare che tradurre è interpretare, e che interpretare è tradurre: traduzione e interpretazione non possono essere distinti, come del resto, di conseguenza, il traduttore e l’interprete. Il traduttore è necessariamente un interprete, che si trovi a lavorare con un testo antico, con un testo cinematografico o persino con un brano musicale.
E allora quanto è difficile interpretare? Esattamente quanto è difficile tradurre. Due facce della stessa medaglia, due mondi paralleli ma indistinti.
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