Dato che ogni riferimento NON è puramente casuale, vi invitiamo a verificare che quello di cui parliamo non è (soltanto) l’incubo peggiore di ogni interprete, ma la pura realtà.
Quali strategie deve poter mettere in campo un interprete che non è certamente facilitato nello svolgimento del suo compito quando si trova davanti a relatori “particolari” e imprevedibili, che parlano ininterrottamente, passano con disinvoltura da un argomento ad un altro di segno completamente diverso, creano un discorso privo di ogni struttura, ricorrono a frasi che vengono aperte e mai chiuse, utilizzano ironia e battute (fuori luogo!), fanno ricorso a parole incomprensibili e intraducibili, e possibilmente ricorrono anche ad un linguaggio molto espressivo (per usare un eufemismo!), gesticolando e agitandosi maldestramente?
In casi come questi, anche l’interprete più professionale e preparato sarebbe portato a perdere la pazienza! Costretto a riprodurre gesti, “versi” e mimica facciale dell’oratore, a seguire il filo di un discorso con un inizio e diversi sviluppi, il nostro interprete dovrà cimentarsi con una situazione nuova e mettere in campo grandi doti di self-control.
Tra le principali caratteristiche di un buon interprete c’è senza dubbio la velocità: di ascolto, di comprensione e di trasmissione del messaggio; ma velocità per un interprete significa anche capacità di sintesi: un bravo interprete deve essere in grado di rielaborare rapidamente il senso di un messaggio, di trovare il concetto corrispondente nella lingua di arrivo e di riprodurlo secondo precisi parametri linguistici, culturali e sociali. Se un concetto, un gioco di parole o un’espressione idiomatica non dovesse trovare corrispondenti nella lingua d’arrivo, l’interprete si troverebbe in grande difficoltà.
E che dire poi della concentrazione? Fondamentale è per un bravo interprete tenere bene a mente ciò che viene detto e seguire il filo del discorso. Ma quando il discorso un filo non ce l’ha? Ce la farà il nostro interprete eroe a barcamenarsi tra giochi di parole, allusioni più o meno chiare e riferimenti intraducibili?
E se sì, come si muoverà sul piano della gestione dei contenuti?
Potrebbe seguire la tecnica dell’interpretazione consecutiva. L’interprete consecutivo, senza l’ausilio di apparecchiature (come avviene invece per la traduzione simultanea), siede al fianco dell’oratore, ascolta il suo messaggio e, a intervento concluso, lo riproduce nella lingua di arrivo. Questa tecnica, però, costringerebbe l’interprete a fare delle sintesi, con il rischio che il messaggio non venga adeguatamente compreso.
Altra strada da seguire potrebbe essere il ricorso alla tecnica dell’interpretazione di trattativa, un servizio ben diverso dall’interpretariato in simultanea o dall’interpretariato consecutivo: caratteristica dell’interpretariato di trattativa è infatti il dialogo tra i partecipanti, che possono interagire tra loro, interrompersi a vicenda o chiedere chiarimenti, in un vero e proprio scambio fatto di domande, risposte, osservazioni, richieste e interventi. Grazie a questa tecnica l’interprete riuscirebbe sì a trasmettere molti più concetti, con lo svantaggio, però, di far perdere fluidità al discorso.
A garantire maggiore precisione e completezza di contenuti è però l’interpretazione simultanea. Il traduttore simultaneo ascolta in cuffia il messaggio dell’oratore e lo riproduce simultaneamente per la platea.
Qualora l’interprete si trovi a dover gestire situazioni o oratori “particolari”, di gran lunga preferibile sarebbe quest’ultima tecnica di traduzione. Con la simultanea l’interprete può stare al passo con il ritmo incalzante di questo tipo di relatori e gestire più facilmente frasi interminabili e slegate, riuscendo a trasmettere meglio i contenuti agli uditori.
Ma, tornando al nostro interprete eroe, potrebbe anche essere costretto a mettere in campo abilità “camaleontiche” e a dover cambiare, date le circostanze, tecnica di interpretazione, scoprendosi contemporaneamente interprete consecutivo, di trattativa e simultaneo!
Dato che ogni riferimento NON è puramente casuale, vi invitiamo a verificare che quello di cui parliamo non è (soltanto) l’incubo peggiore di ogni interprete, ma la pura realtà.